Malattia di Parkinson: la variazione nella aldeide deidrogenasi aumenta l’effetto dei pesticidi
Uno studio epidemiologico ha determinato se le alterazioni ambientali e genetiche dell’enzima aldeide deidrogenasi neuronale ( ALDH ) siano associate a un aumento del rischio di malattia di Parkinson.
È stato sviluppato un nuovo test in vivo per identificare i pesticidi che possono inibire l'attività della ALDH neuronale nello studio caso-controllo per le associazioni con la malattia di Parkinson, basato sulla popolazione dello studio PEG ( Parkinson's Environment & Genes ).
Le varianti comuni del gene mitocondriale ALDH2 sono state genotipizzate per valutare le modificazioni ( interazione statistica ) degli effetti dei pesticidi da parte della variazione genetica.
Tutti i ditiocarbammati ( sistemi coordinanti capaci di stabilizzare i metalli ) testati ( ad esempio, Maneb, Ziram ), due imidazoli ( Benomil, Triflumizolo ), due dicarbossimidi ( Captano, Folpet ) e un organoclorurato ( Dieldrin ) hanno inibito l'attività di ALDH, potenzialmente per mezzo dei sottoprodotti metabolici ( ad esempio, Disolfuro di carbonio, Tiofosgene ).
Quindici pesticidi analizzati non hanno inibito ALDH.
Le esposizioni a pesticidi inibenti ALDH sono state associate a un aumento del rischio di malattia di Parkinson di 2-6 volte; la variazione genetica in ALDH2 ha aggravato il rischio di malattia di Parkinson nei soggetti esposti ai pesticidi inibenti ALDH.
In conclusione, l’inibizione di ALDH sembra essere un importante meccanismo attraverso il quale elementi tossici ambientali contribuiscono alla patogenesi della malattia di Parkinson, soprattutto in individui geneticamente vulnerabili, indicando alcuni possibili interventi per ridurre la comparsa della malattia di Parkinson o per rallentarne o invertirne la progressione. ( Xagena2014 )
Fitzmaurice AG et al, Neurology 2014; 82: 419-426
Neuro2014